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giovedì 21 giugno 2012

FACCIALIBRO O STORIA DI UNA DISFATTA

 Io sono una abbastanza categorica – però mi lascio quasi sempre un margine, anche piccolissimo, per salvarmi la faccia e giustificarmi davanti a me stessa e ai miei diciamo così cedimenti. Quindi, dopo aver detto no per qualche anno al cellulare, ho ceduto quando mi sono resa conto che a) non esistevano più telefoni pubblici funzionanti; b) non avendo un ufficio mio, era fondamentale che io fossi rintracciabile in caso di febbre virus otite e altri disastri negli anni del nido/scuola materna dei due pargoli.
Facebook altrimenti detto il faccialibro l’ho respinto con sdegno per un sacco di tempo. Ma proprio con un piglio antipatico. Ci ho fatto sopra delle pontificazioni di tutto rispetto per tenerlo lontano da me, vade retro socialità virtuale! orrore l’idea di ritrovare ex fidanzati imbolsiti! ma chi li vuole rivedere i compagni di scuola che son trent’anni che non ci parliamo e sto bene così! ecc.ecc.ecc.
Poi sono arrivate le prime cannonate: “ma non vorrai mica impedire ai figli di usarlo?!?” (si, vorrei), “ma lo strumento è neutro, dipende dall’uso che se ne fa, scusa!” (anche la bomba atomica è neutra?), “ma ti perdi quel dibattito fondamentale sulla scissione in corpuscoli infinitesimali dell’ala rivoluzionaria dei massimalisti finlandesi nell’ambito della terza internazionale all’epoca della guerra di spagna, e dai, ci siamo trasferiti tutti su FB!!!” (e si, me lo perdo senza patemi, quel dibattito lì...).
Poi è arrivata la mozione degli affetti: amici che ti dicono “è vero, non ci sentiamo mai, ma se sei su FB una pizzata riusciamo ad organizzarla”; altri che ti giurano “ma guarda che non è una schiavitù, anzi, girano un sacco di cose inutili ma anche cose interessanti”; e ancora “ehhh ma se non sei su FB come fai a mettere un commento a dire mi piace condivido, esisto?”. Ehhhh...
La verità è che la mia disfatta si chiama curiosità.
La curiosità mi mangia viva e di fronte a lei non so resistere.
Quindi mi son detta ok, proviamo. Con tutti i miei paletti mentali e retropensieri e giustificazionismi del caso.
La prima sensazione è di essere un’analfabeta – e neanche di ritorno, proprio analfabeta assoluta; la seconda è di guardare dal buco della serratura – ha  un che di leggermente voyeuristico, questa cosa di vedere gli amici e gli amici degli amici; la terza, che mi ha fatto letteralmente alzare le mani dalla tastiera per prendermi un momento di pausa, è stata l’inquietudine di vedersi sciorinare sotto gli occhi una lista di “persone che potresti conoscere” e accorgersi che si, in effetti quelle persone lì le conosci quasi tutte.
La quarta è stata di ammettere la disfatta, riconoscermi l’onore delle armi, e tentare una controffensiva dignitosa. Cioè imparare a usare faccialibro senza troppi patemi...

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