Io
sono una abbastanza categorica – però mi lascio quasi sempre un margine, anche
piccolissimo, per salvarmi la faccia e giustificarmi davanti a me stessa e ai
miei diciamo così cedimenti. Quindi, dopo aver detto no per qualche anno al
cellulare, ho ceduto quando mi sono resa conto che a) non esistevano più
telefoni pubblici funzionanti; b) non avendo un ufficio mio, era fondamentale
che io fossi rintracciabile in caso di febbre virus otite e altri disastri
negli anni del nido/scuola materna dei due pargoli.
Facebook
altrimenti detto il faccialibro l’ho respinto con sdegno per un sacco di tempo.
Ma proprio con un piglio antipatico. Ci ho fatto sopra delle pontificazioni di
tutto rispetto per tenerlo lontano da me, vade retro socialità virtuale! orrore
l’idea di ritrovare ex fidanzati imbolsiti! ma chi li vuole rivedere i compagni
di scuola che son trent’anni che non ci parliamo e sto bene così! ecc.ecc.ecc.
Poi
sono arrivate le prime cannonate: “ma non vorrai mica impedire ai figli di
usarlo?!?” (si, vorrei), “ma lo strumento è neutro, dipende dall’uso che se ne
fa, scusa!” (anche la bomba atomica è neutra?), “ma ti perdi quel dibattito
fondamentale sulla scissione in corpuscoli infinitesimali dell’ala
rivoluzionaria dei massimalisti finlandesi nell’ambito della terza internazionale
all’epoca della guerra di spagna, e dai, ci siamo trasferiti tutti su FB!!!” (e
si, me lo perdo senza patemi, quel dibattito lì...).
Poi
è arrivata la mozione degli affetti: amici che ti dicono “è vero, non ci
sentiamo mai, ma se sei su FB una pizzata riusciamo ad organizzarla”; altri che
ti giurano “ma guarda che non è una schiavitù, anzi, girano un sacco di cose
inutili ma anche cose interessanti”; e ancora “ehhh ma se non sei su FB come
fai a mettere un commento a dire mi piace condivido, esisto?”. Ehhhh...
La
verità è che la mia disfatta si chiama curiosità.
La
curiosità mi mangia viva e di fronte a lei non so resistere.
Quindi
mi son detta ok, proviamo. Con tutti i miei paletti mentali e retropensieri e
giustificazionismi del caso.
La
prima sensazione è di essere un’analfabeta – e neanche di ritorno, proprio
analfabeta assoluta; la seconda è di guardare dal buco della serratura –
ha un che di leggermente
voyeuristico, questa cosa di vedere gli amici e gli amici degli amici; la
terza, che mi ha fatto letteralmente alzare le mani dalla tastiera per
prendermi un momento di pausa, è stata l’inquietudine di vedersi sciorinare
sotto gli occhi una lista di “persone che potresti conoscere” e accorgersi che
si, in effetti quelle persone lì le conosci quasi tutte.
La quarta è stata di ammettere la disfatta,
riconoscermi l’onore delle armi, e tentare una controffensiva dignitosa. Cioè
imparare a usare faccialibro senza troppi patemi...
Nessun commento:
Posta un commento