Un articolo su Repubblica mi rammenta che sono passati cento anni dalla nascita di Woody Guthrie, e una serie di ricordi mi rimbalzano immediatamente. Le letture fatte da ragazzina, la scoperta di un'America diversa, l'inizio di una passione mai davvero scalfita, solo a tratti un po' offuscata forse: libri canzoni storie. Mi affascinavano gli Stati Uniti degli anni trenta, la Depressione, il New Deal - e il Buio oltre la siepe e Furore e Woody (che aveva scritto sulla sua chitarra "questa macchina ammazza i fascisti") si intrecciavano nelle mie letture, nella sorpresa che mi suscitava scoprire che si, anche negli Stati Uniti esisteva una storia di movimenti, di oppressi che si ribellavano, di sindacalisti rivoluzionari in cui tutto si mischiava, la retorica della frontiera, il west, le vicende biografiche dei tantissimi europei migranti portatori di anarchia, di socialismo. Ed era anche - la memoria, che strumento potente! - un ciclo di film trasmesso dalla Rai di allora, intitolato "L'altra America", ogni film rigorosamente preceduto da una spiegazione, la Rai aveva ancora quella vocazione pedagogica (e va bene, anche pedante a volte) che pure era servita a mettere in circolo cultura, curiosità, passione; e di quei film ricordo credo "Soldato blu", di sicuro "Alice's Restaurant", con Arlo, il figlio di Woody e naturalmente "Fragole e sangue". Ero ragazzina proprio, credo ancora alle scuole medie, quando ho letto l'autobiografia di Woody Guthrie, "Questa terra è la mia terra", ed ero decisamente più grande quando ho sentito cantare "This land is your land" da Bruce Springsteen.
Tutto si tiene, in un certo senso, no? E' lo stesso filo che ci unisce, se sulle videocamere di Occupy i reporter volontari e militanti ci scrivono "this machine kills fascists".
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